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volkswagen t1 mitico furgoncino che ha scritto la stroria negli anni 50 - 60 - 70
Il 2013 è stato un anno importante sotto tanti punti di vista sul mercato automobilistico, soprattutto per tanti marchi che hanno chiuso la produzione di alcuni storici veicoli.
E’ il caso, ad esempio, della mitica Volkswagen T1: stiamo facendo riferimento allo storico furgoncino che aveva animato le generazioni di hippy negli anni Sessanta e Settanta. Il Volkswagen T1 non è altro che il simbolo di quegli anni, con un successo che si è concentrato soprattutto sul mercato a stelle e strisce.
Il furgoncino Volkswagen T1 è stato realizzato con l’intenzione di offrire alle famiglie un veicolo a bassocosto per muoversi e, in poco tempo, è riuscito ad affermarsi come il simbolo di una rivoluzione culturale, ovvero quella dei figli dei fiori, come ben poche altre erano riuscite.
Il Volkswagen T1, durante i suoi sessant’anni di storia (con la versione seguente T2) ha davvero consacrato gli anni più anticonformisti di tutti i tempi, ma dalla Germania fino al Sudamerica questo fantastico furgoncino ha rappresentato per tutti un veicolo comodo, molto pratico e famoso, in grado di adattarsi ad ogni tipo di utilizzo differente.
cenni storici
La storia del Volkswagen Transporter cominciò, nel 1947, con un prototipo un po’ bizzarro, creato per fare fronte a necessità contingenti e non certo per cavalcare un mercato europeo dell’automobile che negli anni del dopoguerra ristagnava e non lasciava intravedere grandi affari.
Dalle capacità di ingegneri e tecnici dotati di grande spirito di improvvisazione nacque il T1, e con esso una leggenda destinata a fare epoca.
Un caso assolutamente particolare. Tutto sommato, la storia di un veicolo speciale come il Volkswagen Transporter non poteva che cominciare così.
In principio fu il Plattenwagen
Così veniva chiamato dagli addetti ai lavori l’autocarro semplice e senza fronzoli utilizzato internamente dagli operatori dello stabilimento Volkswagen di Wolfsburg per il trasporto dei carichi pesanti.
L’idea di farne un modello commercializzabile venne a Ben Pon, importatore della Volkswagen per i Paesi Bassi.
Pon trovò quel veicolo, costruito utilizzando gli assali e il sistema di trazione del Maggiolino, mentre il motore, un 25 cavalli, era montato posteriormente.
Sopra di esso era sistemata la panca del guidatore che era divisa da una paratia dalla superficie di carico.
Un sistema tanto primitivo quanto pratico per i compiti per cui era stato concepito.
Ben Pon tentò subito di ottenere un’autorizzazione dalle autorità olandesi per poter far circolare il “Plattenwagen” sulle strade del suo Paese.
Ma non ci riuscì. Almeno, non al primo tentativo.
Qualche tempo dopo si ripresentò ai funzionari con un blocco da disegno in mano, sul quale aveva tracciato il profilo particolareggiato di un T1 con le sue tipiche caratteristiche tecniche ben in evidenza: cabina di guida avanzata, motore posteriore e, nel mezzo, il pianale di carico.
Quello schizzo convinse, pur se dopo molti colloqui, anche l’uomo che allora guidava i destini della fabbrica Volkswagen di Wolfsburg, risollevandola dalle macerie della guerra: Heinrich Nordhoff.
Fu lui, nel 1948, a dare il via libera alla costruzione del veicolo.
Il primo esemplare del Tipo 29 (questa la denominazione interna del primo Transporter, basato sul connubio fra la tecnica del Maggiolino e quella degli autocarri), fu realizzato e messo in strada in meno di sei mesi.
Ma in breve tempo venne ritirato.
Non fu infatti possibile eseguire i test programmati nel modo previsto, in quanto il telaio, che era stato concepito per il Maggiolino, non era adeguato e mancando della necessaria rigidità e resistenza alle torsioni, finiva per trasformare ogni curva in un’avventura dall’esito incerto.
Fu allora sviluppata una scocca autoportante che, nel corso del successivo stadio di test, si rivelò finalmente la soluzione giusta. Tale scocca si caratterizzava per una maggiore robustezza rispetto a quella del Maggiolino, grazie a componenti del telaio realizzati su misura per le esigenze del nuovo Transporter in termini di sicurezza attiva.
Nella primavera del 1950, dagli impianti di produzione di Wolfsburg uscirono i primi Transporter pronti alla messa in strada.
Il motore, da 25 cavalli raffreddato ad aria, era posizionato posteriormente.
Il veicolo – agile, pratico, polivalente e senza pretese eccessive – sfiorava i 100 chilometri orari di velocità massima.
Sulla carreggiata non occupava molto più spazio del Maggiolino, per cui, oltre a fare la sua bella figura nei mercati rionali e nei cantieri, non risultava affatto ingombrante come mezzo per il trasporto.
Ben presto si arricchì di alcuni dettagli da automobile che lo resero più comodo ed anche esteticamente più gradevole, diventando bicolore, con il telone avvolgibile e abbellendosi poi di cromo e lustrini: quest’ultimo nuovo look era proprio del bus Samba, presentato nel 1951, che divenne la star incontrastata della famiglia dei Transporter.
Da quel momento in poi, il Transporter fu chiamato internamente Tipo 2 e non più Tipo 29.
Sul mercato, invece, fu introdotto come furgone Volkswagen.